di Maria Ricca
SAN GIORGIO A CREMANO - Le storie di Maurizio De Giovanni
colpiscono l’immaginario, perché raccontano lo straordinario nell’ordinario, scavando
nel profondo dei sentimenti. E lo scrittore, con la sensibilità che gli è propria, quando è invitato a farlo, non
si sottrae, infatti, al dibattito sui
temi più crudi dell’attualità. Accolto con grande simpatia, lo scrittore, che
non si è sottratto all’affetto dei fan, ai selfie e agli autografi sui romanzi
freschi di stampa, ha partecipato in Villa Bruno, a San Giorgio Cremano, al
dibattito sul tema della Violenza di genere, promosso nell’ambito
di un ciclo di incontri sul tema, "Nemmeno con un dito", con il fattivo contributo de “La Bottega
delle Parole”. Con lui la psicoterapeuta Maddalena Cialdella, Ctu dei Tribunali di Roma. L'incontro è stato moderato dall'operatrice culturale Oriana Russo. In sala docenti, dirigenti scolastiche ed una delegazione di studenti del Liceo "Urbani", sempre attivi nella partecipazione ad iniziative culturali e di attualità, con le professoresse Loredana Di Franco e Maria De Marinis.
“Incontri bellissimi questi – ha sottolineato
De Giovanni – confronti che danno forza, ma è importante passare dalla teoria
alla pratica, dai concetti astratti al racconto delle storie di chi ha sofferto
e soffre. Sono le storie che impressionano l’uditorio e sono uno strumento, se raccontate
nei carceri minorili e nelle scuole, per educare i giovani a capire. La violenza è appunto una serie
ininterrotta di vicende, è una malattia sociale, ha causa e sintomi. Trattare
il sintomo è corretto, però la guarigione dalla malattia non può essere che
culturale, e quindi occorre mostrare ai giovani nuove prospettive, indurli ad
un cambio di mentalità, perché rifiutino la cultura del possesso, che è una
croce. “ La psicoterapeuta Ciardella ha posto l’accento sulle quattro fasi del
ciclo della violenza che una donna vittima di abusi attraversa con il suo
carnefice: la tensione, prima dell’atto violento, poi l’esplosione del
conflitto, quindi la luna di miele, che coincide con le scuse da parte di lui, infine
la riconciliazione. E poi tutto ricomincia. Ma non si tratta di un destino a
cui non ci si può sottrarre. Tutt’altro. Bisogna, perciò, fare alfabetizzazione emotiva nelle scuole,
insegnare la tolleranza, e soprattutto le donne devono imparare ad essere più
amiche delle donne e a non girarsi dall’altra parte o, peggio, a colpevolizzare
chi soffre.
Infine il Sindaco Zinno e l’assessore
alle Politiche Sociali Giordano hanno
sottolineato quanto fatto dal Comune, ovvero l’istituzione di un centro
antiviolenza, di percorsi di protezione, di iniziative per coinvolgere scuole e
associazioni. “Ma serve – hanno detto - una rivoluzione culturale, che, per
certi versi appare ancora lontana. E non
bisogna mai smettere di lottare.”