di Maria Ricca
TEATRO - Emergono lentamente dall’oscurità, muovendosi in maniera
sinuosa, ma decisa, desiderosi di portare all’attenzione di chi guarda ciascuno
la propria verità, le proprie ragioni, quelle di chi ha amato troppo , di chi
non si è risparmiato, di chi ha pagato amaramente le proprie scelte. Sono i ”Fuochi”
di Marguerite Yourcenar, nella versione scelta per la scena da parte di Enrico
Torzillo, giovane regista, attore ed autore di origini beneventane, formatosi
all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, come gli attori Paolo Madonna, Vincenzo Palladio e Maria Grazia Trombino, da lui diretti, e già all’attivo
numerose esperienze di prestigio, l’ultima in ordine di tempo, con Gabriele
Lavia, e prima ancora con Michele Monetta, al Festival dei Due Mondi di
Spoleto, oltre a tantissime occasioni di formazione in Italia, tra seminari
condotti da prestigiosi registi, anche per la recitazione in lingua Inglese.
“Ho scoperto con piacere questo testo, che mi ha subito
appassionato, e mi è sembrato giusto collocare nell’Oltretomba i tre
personaggi, ciascuno dei quali propone la propria arringa di fronte ad una
giuria popolare, colpevole solo di aver amato forse all’eccesso. Quale luogo
migliore che l’Inferno, tra suoni e grida, in un contesto di sofferenze, per
farli muovere nella loro disperazione? A livello tecnico, poi, mi piace muovermi, sperimentando molto
sul linguaggio ed ispirandomi a quello che è il teatro di Luca Ronconi, di
Carmelo Bene…”
-Come si coniugano in un uomo di spettacolo tecnica e
talento?
“Domanda interessante. Io sono fermo all’assunto che il
talento, senza la tecnica, serve a poco. Occorre affinare gli strumenti
particolari che ogni forma d’arte ha in sé, perché quello che funziona in un
contesto non può funzionare in un altro, quello che va bene per il teatro può
non andar bene per il cinema e meno che mai per la televisione. Insomma, il
talento va assolutamente canalizzato e bisogna saper operare correttamente,
altrimenti si finisce per “uccidere” metaforicamente l’anima del testo
rappresentato.”
-Hai scelto di dedicarti alla regia, dopo un primo inizio da
interprete…Sei entrato in contatto con Gabriele Lavia ed è almeno un anno che
hai modo di collaborare con lui. Dev’essere un’esperienza straordinaria avere l’opportunità
di apprendere da uno dei grandi maestri del teatro italiano….
“Lo è, senza ombra di dubbio. Mi ritengo molto fortunato ad
aver avuto l’opportunità di poter avvicinare una tale personalità, patrimonio
Unesco, direi quasi, che ha intuito la mia vocazione alla regia e mi ha
consentito di acquisire tanto. Spero per il futuro di poter continuare in
questa collaborazione dalla quale c’è soltanto da imparare.”
-Dove sarà “Fuochi” dopo l’esperienza beneventana? Quali
sono i tuoi progetti per il futuro?
“A febbraio vi sarà il debutto romano. Nel frattempo
comincerò a lavorare per “Il Mercante di Venezia”, che rappresenterà il mio
saggio conclusivo all’Accademia e poi continuerò a collaborare con la Solot,
con i laboratori, curando anche lo spettacolo di diploma degli allievi di
Teatro Studio. Successivamente ancora tanti impegni, ma sempre, sicuramente,
nel segno dell’impegno, della cultura e della passione.”