di Maria Ricca
L'EVENTO - Doppio
appuntamento con il drammaturgo e scrittore Manlio Santanelli al “Magnifico
Visbaal”, per la vigilia della Domenica delle Palme 2024, coincisa con l’ultima
giornata della rassegna curata nello spazio di via Felice Fimbrio dall’attore e
regista Peppe Fonzo, con il suo gruppo di lavoro.
Nel
pomeriggio il palcoscenico del Visbaal ha ospitato la presentazione delle “Dieci
favole antiche alla maniera di Giovan Battista Basile”, scritte da Manlio
Santanelli per i tipi della casa editrice napoletana Kairòs.
In un piacevolissimo confronto con il pubblico, il drammaturgo partenopeo ha risposto alle interessante domande rivoltegli sul volume ispirato alla tradizione dei “cunti”, che videro la luce nell’epoca barocca ed evocano una Napoli piena di figure popolari, sospesi tra verità ed immaginazione, tutte profondamente caratteristiche e significative, che vivono vicende altrettanto fantasiose, delle avventure costruite come veri e propri piccoli enigmi che lasciano il lettore col fiato sospeso, fino alla risoluzione e alla chiosa ultima, che coincide con la famosa “morale” della favola. Sono dei “cunti” spassosi, divertenti, che si leggono tutti d’un fiato e in cui l’ironia dello scrittore si sublima nelle vicende naturalmente grottesche dei suoi personaggi. E loro parlano un napoletano arcaico, ma comprensibilissimo, una lingua colorita e spregiudicata come chi la parla. La prefazione del volume è affidata a Matteo Palumbo, scrittore, docente universitario e studioso di Letteratura Italiana, che sottolinea come in questi “cunti” entri proprio la vita e come Santanelli ne offra un campionario favoloso delle sue possibilità, un mondo strambo. E lo scrittore stesso ricorda infatti “Lo munno è libbro scritto da la mano de nu luocco”, forse perché spesso la realtà supera la fantasia. L’introduzione di Yvonne Carbonaro, saggista e scrittrice, poi, sottolinea il virtuosismo di Santanelli nelle metafore e similitudini create, in piena armonia tra il “significante”, ovvero le “parole” utilizzate ed il loro “significato”, parlando di un’operazione raffinata, divertente e perfettamente riuscita.
La giornalista Maria Ricca ha invitato lo scrittore a rispondere sui perché di questa scelta narrativa da parte dell’Autore, dopo una produzione soprattutto incentrata sulla drammaturgia contemporanea. Si è parlato poi della particolarità della lingua usata dallo scrittore, riproducente alla perfezione quella seicentesca e così affascinante, nonostante i giovanissimi abbiano fatto loro tutto un altro tipo di idioma partenopeo, quello utilizzato dai rapper alla Géolier, per intenderci, sulla possibilità di trarre uno spettacolo teatrale dalle “Dieci favole” e sulla scelta di coinvolgere i migliori studenti dell’Accademia d’Arte Drammatica di Napoli, individuati dalla docente Daniela Pergreffi, nella realizzazione delle illustrazioni del volume, che presenta anche i capoversi disegnati alle maniera delle miniature d’epoca.
Quindi molte domande da parte del pubblico, affascinato dalle brillanti scelte linguistiche di Santanelli e dalla sua capacità di inventare personaggi e soggetti, iscrivendosi a pieno titolo in certa tradizione narrativa italiana che, accanto a Basile, annovera Carlo Emilio Gadda e Vittorio Imbriani.
La
conversazione si è alternata alle piacevoli interpretazioni di Peppe Fonzo e
Federica Aiello, che hanno letto, drammatizzandole, alcune delle pagine più significative
del testo di novelle, rievocando le figure ivi raccontate.
Sul filo dell’ironia, ma anche del rinfacciarsi implacabile delle reciproche imposture, è stata poi l’irresistibile messinscena di “Domanda di desiderio”, ultimo spettacolo della rassegna “Magnifico Visbaal Teatro”, in cui Manlio Santanelli racconta gioie e miserie di una matura coppia di coniugi, che di fronte all’insolita richiesta di un amico di lei, che le chiede, peraltro via email, la semplice opportunità di poterla semplicemente …desiderare, reagisce rinfacciandosi l’un l’altro quanto fatto l’una per l’altro, svelando taciuti segreti e rancori mai sopiti. Fino all’imprevedibile finale. Straordinari Federica Aiello e Carlo Carlo Di Maio, diretti da Roberto Giordano.., che hanno dato vita alle due figure in una recitazione serrata ed impeccabile, che ha restituito perfettamente i significati dell’opera, in un’ora di dialoghi serratissimi e di soluzioni sceniche che hanno conferito ritmo e vitalità all’intera pièce.
Applausi,
infine, all’Autore, rimasto in sala e agli attori, per sugellare una stagione
che ha coinvolto gli appassionati e confermato il talento dei promotori.