TEATRO - Come essere a Broadway, ma per una volta ai piedi del Vesuvio. Energia a mille, esibizioni senza risparmio, deliziose caratterizzazioni e grandissima professionalità coreografica. Questi gli ingredienti che hanno incantato gli spettatori dell’Augusteo, nella “prima” di stagione del Teatro di Piazzetta Duca D’Aosta, prospiciente via Toledo, che accoglierà ogni sera, fino al 17 novembre, “Fame – Saranno famosi”, rivisitazione dell’opera artistica, divenuta film, musical e serie Tv, che fra gli anni Ottanta e Novanta raccontò i sogni, le ambizioni, la voglia di sfondare di quei ragazzi che allora incantarono l'America e non solo, con le loro storie agrodolci, che sapevano di voglia di riscatto, la sfrontatezza, la presunzione e la voglia di “mangiarsi il mondo” dell'età più bella e difficile. Il gruppo potente di “performers”, guidato dal regista Luciano Cannito, che ha riattualizzato gli schemi dell’epoca, rendendoli fruibili al pubblico di oggi, è riuscito nella non facile impresa di far rivivere il mito di “Fame” e della “School of Performing Arts” di New York, senza far rimpiangere quello che fu l'originale. Grandi e muscolari coreografie hanno coinvolto gli artisti, voci potenti e completi nelle proprie esibizioni, anche negli efficaci e repentini cambi delle scene, costituite da sfondi molto belli e funzionali.
Guida e collante delle diverse esibizioni, per narrare spaccati di vita felice o tormentata, con l’accento posto non solo sull’allegra esuberanza dell’età giovanile, ma anche sullo spettro delle dipendenze e delle facili illusioni, fino alla perdita completa di se stessi, sono stati Garrison Rochelle, l’indimenticabile coreografo di “Amici”, Barbara Cola, cantante ed interprete, Lorenza Mario, completa show girl Tv, e Stefano Bontempi, esperto danzatore, coreografo ed attore, nei panni dei docenti della Scuola. Gli artisti si sono concessi senza riserve alla stampa, in apertura della prima serata, con molta ironia e voglia di raccontarsi e raccontare il progetto portato in scena. E sono state così due ore piene piene di musica potente e di interpretazioni sentite, fino all'esplosione finale della ben nota “Fame”, il brano di Irene Cara, colonna sonora dei talent di tutto il mondo, che ha coinvolto attori e pubblico in un unico afflato celebrativo della vita, dei sogni e delle speranze, melodia immortale, come la voglia di affermarsi nell’esistenza, anche a costo, se non si riescono a dosare e a domare le proprie energie, della propria vita. Oggi ci sono i talent show, ieri c'erano le “school of arts”, e per molti versi ci sono ancora (quelle serie, naturalmente) ma una cosa è certa. Ed è il messaggio eterno di “Saranno famosi”: senza studio e sacrificio il talento da solo non basta, per rendere realtà lo struggente "Remember my name!".