
di Maria Ricca
E' uno di quei poemetti che cominciano come "divertissement" e poi rivelano una forza espressiva fuori dal comune. Chissà se Eduardo se l'era immaginato proprio così il suo "Baccalà", il vagabondo, mezzo clochard e mezzo "scemo del villaggio", che tira a campare, secondo quella filosofia che è ancora, nonostante tutto, parte della mentalità del napoletano di strada (e non solo!), che va avanti tra espedienti e carità.
Di certo questa è la chiave di lettura che un intuitivo e pungente Enzo Attanasio, attore e regista partenopeo, ha voluto dare alla pièce "Baccalà ten' 'a guerra 'ncapa!", andata in scena domenica 10 febbraio, per la rassegna "Obiettivo T" della Solot, produzione de "La Genio Spettacoli - Teatro Bellavista").

Tutto nasce dalla preziosa intuizione di rileggere un poemetto poco noto e mai effettivamente messo in scena del grande drammaturgo napoletano, e ridare ad esso vita e vitalità.
E' simpatico, Gennarino -"Baccalà", che all'inizio si lascia punzecchiare, sfruculiare, lanciare addirittura la monnezza addosso, per suscitare simpatia,benevolenza, carità ed ottenere qualche soldino in più per sopravvivere, che si lascia coccolare solo dalla sua donna, semplice, malaticcia anche lei, ma devotissima al suo "Baccalà". E' il momento dell'allegra confusione del canto delle "Lavannare" de "La Gatta Cenerentola", che si intreccia con la "Tammurriata Nera". La voce è quella di Fiorenza Calogero, artista sopraffina, accompagnata dalla chitarra battente di Marcello Vitale.
Ma la guerra distruggerà tutto, spazzerà via ogni cosa, avrà ragione di tutti i piccoli e grandi Baccalà che popolano l'anima di Partenope. Splendida ancora, qui, l'interpretazione dolente e sincera della Calogero, sulle amarissime note de " 'U surdato 'nammurato", lontana anni luce dalla vitalità di " Oi vita mia!", irresistibile solo allo stadio.
Dopo la grande sfuriata, che asfalterà ogni coscienza e lascerà solo degrado ed amarezza, non ci sarà più tempo né voglia per accogliere e "adottare" Baccalà, la cui simpatia non farà più breccia nel cuore di nessuno. L'inverno è nell'animo di tutti e non basterà il ritorno della bella stagione ("Era de maggio", è l'ultima canzone) per riscaldare e rianimare i cuori…E Baccalà morirà anche lui, esattamente come la sua epoca, concludendo nel peggiore dei modi la sua tragicomica, amarissima epopea.
La scelta registica è stata quella di dare alla vicenda di "Baccalà" una dimensione universale: con lui muore la spensieratezza, la semplicità, la capacità di creare dal nulla (la scena, curata da Tonino Di Ronza, su disegni di Annalisa Ciaramella si apre, infatti, su un ammasso di panni e spazzatura) la propria fortuna.
Applausi sinceri, alla fine, per la piccola, grande, compagnia, animata dal protagonista Enzo Attanasio, autore di una vivacissima interpretazione di grande impatto emotivo.
L'appuntamento, adesso, è con il regista Marco Bellocchio che sabato 16 febbraio, ore 18, al San Marco, verrà a presentare l'ultimo suo film "La Bella Addormentata", nella sezione della rassegna della Solot, dedicata a "Il Mulino del Cinema".
