Alla riscoperta delle proprie radici, in una briosa serata fra persone di cultura che del dialetto hanno imparato a nutrirsi, coltivandolo senza esserne schiavi, ma anzi da quello traendo nuova e costante linfa vitale e la voglia di recuperare la propria vera essenza, dalle proprie origini inevitabilmente caratterizzata e condizionata . Nella consapevolezza che solo se comprendiamo la forza della nostra primigenia provenienza possiamo davvero stabilire dove andare e i nostri percorsi futuri, si è articolata, il 17 gennaio, la presentazione del volume "Come parlano i Beneventani 3", lavoro redatto, per i tipi della Aesse, da Bruno Menna, coordinatore editoriale di un progetto giunto alla terza edizione, che ha inteso riportare alla luce le espressioni, i detti e, di conseguenza, le abitudini tipiche di un popolo, quello della città capoluogo, che è in sé un piccolo, straordinario microcosmo di modi di essere e di pensare. A discuterne con l'Autore, presso la Rocca dei Rettori, innanzitutto l'Assessore provinciale Anna Chiara Palmieri, che ha introdotto i lavori, sottolineando la sua pronta adesione all'iniziativa, in virtù della bontà del progetto, teso alla riscoperta dei valori del territorio e poi Mario Pedicini, già Provveditore agli Studi di Benevento, Amerigo Ciervo, docente di Storia e Filosofia, presso il Liceo-ginnasio "P. Giannone", Maria Ricca, docente di Inglese e giornalista. Tutti appassionati cultori del vernacolo beneventano.
A coordinare i lavori , il giornalista Antonio De Lucia, che, in apertura di convegno, ha ricordato la schiettezza di certe espressioni dialettali, anche nella parlata italoamericana, e poi si è soffermato sulla genuinità dell'idioma beneventano. Quindi, dopo l'intervento del rappresentante locale dell'Unpli, la parola a Maria Ricca, che ha interpretato modi di dire tipici, soffermandosi sulla differenza fra "spread" e "sfridd" e sulla "spending review", che ci ha costretti a riportare, fra l'altro, alla luce antichi detti, "chi spart' alav' a meglia parte" e "sparte ricchezza, addiventa povertà". Mario Pedicini, fra gustosi aneddoti e citazioni dotte, ha dimostrato come gran parte del nostro parlar dialettale derivi nientemeno che dal latino. E Amerigo Ciervo, fra considerazioni di natura filosofica e riferimenti all'attualità, ha ribadito il valore del dialetto, tutt'altro che gergo localistico, ma spesso portatore di saggezza universale. Infine l'autore Bruno Menna ha ringraziato gli intervenuti e tirato le fila del discorso, sottolineando il successo editoriale del progetto, nato da grande passione, e la soddisfazione di aver portato, con la presentazione di questo libro, il proprio contributo alla Giornata Nazionale dei Dialetti, promossa dall'Unpli, proprio il 17 gennaio.
