Marialaura Simeone |
Il futuro della
settima arte nella nuova generazione di documentaristi
E magari, l’anno prossimo, arriva Ermanno Olmi…
di Maria Ricca
Fine
stagione, tempo di bilanci. Sicuramente in attivo è quello che riguarda “Il
Mulino del Cinema” a Benevento, terza edizione, il
ciclo di eventi collegati all’analisi delle nuove prospettive del grande
schermo, lette attraverso la proposizione di pellicole note o di cortometraggi, fondati sul desiderio di
ricerca di nuove istanze.
Animatrice
del progetto, abbinato ancora,
quest’anno, ad “Obiettivo T”
della Solot, anzi di quella rassegna parte integrante ormai, è Marialaura
Simeone, dottorato di ricerca
all’Università di Siena, in Cinema, Teatro, Letteratura, una laurea in Lettere
Moderne alla “Federico II” , uno straordinario interesse per Pirandello, come
evidenzia il suo curriculum scientifico. Di certo una grande passione per un
punto di vista diverso sulle cose, come testimonia il suo “Effetto
Kuleshov”, il blog contenitore di eventi
legati al cinema, in cui si propone di partire dalla “settima arte” per
abbracciare altri ambiti, sfruttando “un punto di vista diverso”, sovvertendo “i legami normali tra le cose” e
quindi “più che proporre cose nuove, proporre una diversa inquadratura delle
stesse”, come sosteneva appunto il regista russo. Ne parliamo con lei.
- Nella retrospettiva di quest’anno, si è scelta una rilettura interessante di tre realtà.
Quella raccontata da Marco Bellocchio, a cui è stata dedicata una rassegna
nella rassegna, fino alla presenza conclusiva del regista. Quella di Leonardo
Di Costanzo, documentarista, e il dramma
delle periferie urbane, tra solitudine, squallore e criminalità. Quella di
Marco Bonfanti, regista emergente con la voglia di riscoprire un cinema fatto
di cose semplici e tradizioni, magari nel segno di Ermanno Olmi.
“Marco Bellocchio è un Maestro del nostro cinema che nonostante i vari riconoscimenti, tra cui il prestigioso Leone d'oro alla carriera – dice la Simeone - non è ancora considerato per quanto vale. Un personaggio che mi ha sempre affascinato per il suo modo di raccontare la storia, la sua storia personale e la nostra Storia italiana, sempre in bilico ed in perfetto equilibrio tra realtà e immaginazione. Credo sia stata un'occasione importante di confronto...mi ha colpito anche il suo modo di porsi, sia con gli organizzatori che con il pubblico con cui si è intrattenuto, anche nel foyer del Cinema San Marco. Ha dimostrato l'umiltà dei grandi!
Bonfanti
è stato una sorpresa positiva per tutti. Tra l'altro, dopo Benevento, il suo
film “L'ultimo pastore” ha preso il volo, ora è in Russia al festival N.I.C.E
di Mosca dove ha avuto ottime recensioni , mentre al Cinema Mexico di Milano fa
praticamente parte della programmazione fissa! Dei tre registi (Di Costanzo
forse resta un po' di nicchia...) è quello che più è arrivato dritto al cuore
dei beneventani, ha emozionato, ha commosso. Ed è una giusta osservazione
quella a proposito di Ermanno Olmi:
Bonfanti lo considera un modello da seguire, non tanto per i suoi film
di fiction ma soprattutto per i documentari, poco noti...Di entrambi colpisce
la sensibilità ed un certo sguardo fanciullesco nel voler preservare le cose
semplici.”
-
Che difficoltà hai incontrato nell’organizzazione e il pubblico come ha
risposto?
“Per
fortuna è filato tutto abbastanza liscio, la Solot è ovviamente un ottimo
appoggio da più punti di vista. Poi quest'anno mi sono avvalsa di collaboratori
anche nella ricerca degli sponsor, che è uno dei compiti più delicati! E
proprio con gli sponsor c'è stato uno scambio più attivo, un guardare nella
stessa direzione...In questa città c'è ancora qualcuno per cui la cultura è un
valore da proteggere, da far crescere. Dal pubblico ho avuto un'ottima
risposta, certo non ci aspettiamo ancora i grandi numeri, però credo che sia un
traguardo aver creato comunque degli spettatori più consapevoli ed un gruppo di
affezionati alla rassegna.”
-
A cosa intendi dare spazio l’anno prossimo?
“Vorremmo
mantenere questa struttura,
articolandola in 3 o 4 incontri: un regista “importante” a cui dedicare
una retrospettiva, un paio di documentaristi ed un regista emergente come è
stato per Bonfanti. Potrebbe essere proprio Olmi uno dei papabili...comunque ci
sarà qualche novità, credo, perché bisogna migliorare sempre e quindi
conservare e variare allo stesso tempo. Dopo l'estate sarò subito al lavoro per
la IV edizione...”
-
Come riformuleresti l’organizzazione delle rassegne del Cinema d’Autore in
città (mi riferisco soprattutto al glorioso ciclo dell’Arci) ? Cosa cambieresti
e cosa terresti?
“Beh
non voglio entrare nel lavoro degli altri che comunque giudico assolutamente
positivo. La rassegna Arci è una boccata d'aria da anni e anni. Uno sguardo sul
cinema d'autore che non avremmo avuto in città...Sono spettatrice di questa
rassegna dai tempi del liceo e, da brava “cinephile”, ogni mercoledì siedo tra le prime file del
San Marco. Le proposte mi sembrano davvero ottime e anche i tre orari di
programmazione...”
-
Dove va la cinematografia oggi, ultime tendenze?
“Sicuramente
non sono d'accordo con Peter Greenaway sulla morte del cinema! E non mi sembra
una grande novità la sua “provocazione” sulla necessità di spezzare il legame
tra cinema e letteratura, agganciandolo alla pittura. Il dibattito critico
degli anni '10 e '20 del Novecento è disseminato di simili teorie e anche di
morti annunciate della settima arte. Per fortuna il cinema non è né morto né
moribondo. Dovremmo solo imparare a contestualizzare determinate scelte
stilistiche. È chiaro che l'Italia in questo momento non può avere la grande
stagione neorealista e nemmeno la commedia di un Comencini o di un Monicelli,
ma questo perché non c'è più quella società o quelle situazioni
storico-politiche che l'hanno determinate...Però vedo che si sta affermando una
generazione di documentaristi che promette davvero bene: penso a Pietro
Marcello, a Michelangelo Frammartino, ad Andrea Segre. E anche nella commedia
leggera (io dico che il cinema deve essere visione, ma deve anche saper
raccontare delle storie...sennò non esisterebbero i generi) mi sembra che il
livello si stia alzando parecchio. Penso al Francesco Bruni di “Scialla”
(ospite del Mulino del Cinema nel 2012) o agli sguardi femminili di Paola Randi
(“Into paradiso”) e Susanna Nicchiarello (Cosmonauta).”