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10/04/13

ROMA - Convegno sulla "Violenza sulle Donne: Diritto al risarcimento", promosso dalla Fidapa


Il 12 aprile alla Sala delle Bandiere del Parlamento Europeo. Interverranno la criminologa Roberta Bruzzone,   Irene Pivetti di "No vuol dire No". 

Prevista la presenza del Presidente della Camera Boldrini


Violenza sulle donne: “Diritto al risarcimento. Quali le opportunità per le vittime?”. Questo il tema del convegno organizzato dalla Fidapa BPW Italy e patrocinato dall’Associazione “No vuol dire no” presieduta dall’ex Presidente della Camera Irene Pivetti. L’evento, in programma il 12 aprile a Roma, presso la Sala delle Bandiere del Parlamento Europeo, è stato promosso dal Distretto sud/est Fidapa con la collaborazione delle Commissioni Donne Politiche Sociali e Pari Opportunità Commissione Legislazione. Lo scopo dell’iniziativa è quella di promuovere anche in Italia l’adozione di un sistema di indennizzo attraverso un Fondo di Solidarietà a favore delle vittime di reati di genere internazionali commessi nei rispettivi territori in adeguamento alla Direttiva Europea del 2004 n. 80. Il convegno sul tema si arricchisce di temi e spunti di riflessione, grazie ad un ricco programma di interventi tutti autorevoli, e che avrà inizio a partire dalle ore 10, quando Eufemia Ippolito e Giuliana Galantino, rispettivamente Presidente nazionale Fidapa e responsabile del Distretto sud/est apriranno i lavori per introdurre le relazioni sul tema: “Violenza sulle donne, dei principi e delle pene” a cura della criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, del Presidente dell’associazione no profit contro la violenza di genere “No vuol dire no” Irene Pivetti, già ex Presidente della Camera e l’avvocato matrimonialista Maria Grazia Masella. Della Direttiva Europea, ancora disattesa dallo Stato italiano, approfondiranno l’argomento gli onorevoli Maria Antezza del Pd, Beatrice Lorenzin del Pdl e Patrizia De Rosa Capo Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. 
A moderare i lavori Pasqua Ruccia Responsabile nazionale della Fidapa Commissione legislazione. E’ prevista anche la presenza del neoeletto Presidente della Camera, Laura Boldrini.

L’articolato convegno/dibattito informativo e propositivo prevede, altresì, numerosi interventi di tutte le rappresentanti dei vari distretti italiani Fidapa, la più importante Federezione donne che lavora da anni per la tutela e la difesa dei diritti del “sesso debole”.
Lo scopo del Convegno è quello  di mobilitare l'opinione pubblica  al fine di applicare la direttiva europea n. 80 del 2004 per chi ha subito violenza sessuale ed ha diritto a essere risarcito, come succede per le vittime   di mafia e terrorismo; nonché istituire un fondo pubblico. La direttiva CE relativa all’indennizzo delle vittime di reato, impone a tutti gli Stati membri di prevedere nella rispettiva legislazione nazionale un sistema di indennizzo delle vittime di reati intenzionali violenti, commessi nei rispettivi territori. L’Italia, insieme alla Grecia, è l’unico paese che non ha dato applicazione alla direttiva e che la vede condannata in una sentenza importante, emessa dal Tribunale Civile di Torino , quando è stato ingiunto al Presidente del Consiglio, in qualità di rappresentante legale dello Stato, a versare un indennizzo di 90.000 euro a una giovanissima studentessa piemontese, vittima di violenza sessuale. La direttiva si fonda sulla difficoltà da parte di una vittima di ottenere riparazione al reato subito in un altro paese, sia perché l’autore spesso non dispone delle risorse finanziarie necessarie sia perché non sempre è possibile identificarlo o citarlo in giudizio. Per questo, gli Stati devono provvedere direttamente al risarcimento con fondi pubblici nelle situazioni transfrontaliere o nazionali, indipendentemente dallo Stato di residenza della vittima e dallo Stato membro in cui viene commesso il reato. Il calcolo dell’importo viene lasciato alla discrezionalità del Paese dove è avvenuto il fatto, purché l'indennizzo sia equo e adeguato. Nel 2007 lo Stato italiano è stato condannato dalla Corte europea, con la sentenza 112, per il suo ritardo nell’applicazione della normativa.