di Maria Ricca
L’atmosfera
c’era tutta. Alternanza di luci forti e soffuse, canzoni d’autore, voci potenti ed appassionate, interpretazioni coinvolgenti…E la voglia di
lasciarsi andare. Quasi uno spettacolo “catartico”, la storia di “Nella,
canzoni e ricordi di prostitute libere e oneste” , sabato 14 al Teatro
Romano, scritto e diretto da Luciano
Melchionna, dal fortunato format “Dignità autonome di prostituzione”, che ha
restituito al pubblico, folto nonostante la sottile, penetrante umidità di
settembre, il desiderio di abbandonarsi alle suggestioni e alle sollecitazioni
di una storia antica quanto la vita, quella di una giovane condotta alla prostituzione
per fame e necessità, ma sana dentro e vitale. Solo l’amore, alla fine,
riscatterà un passato difficile (la nipote di Nella sposerà un giovane
“dabbene”), ma resteranno i pregiudizi e le sofferenze, se non più palesi, di
certo sussurrati, a scavare dentro. Una storia narrata senza lacrime, però, ma
nella grottesca allegria di un susseguirsi di splendide interpretazioni delle
più belle canzoni “di vita”. Sfilano, così, via via, le immagini evocate dalle melodie di
De André e di Vasco Rossi, dai dolenti stornelli di Gabriella Ferri , ma anche dal sound
“maledetto” degli Eurythmics, quegli “Sweet dreams” , incredibilmente eseguiti al violino, fino al tango delle
capinere che coinvolge nel ballo della passione l’incredulo pubblico, “sedotto”
senza distinzione dagli irriverenti attori di entrambi i sessi, mescolati tra
gli spettatori, per invitare serissimi professionisti, composte signore e giovani
più allegri, ad un disinvolto giro di danza. Un rito “dionisiaco” e liberatorio
che non risparmia nessuno, allegro e a suo modo spregiudicato, che culmina
nella “taranta” finale, dopo altri spazi
di commozione, con “Paloma” e “Todo cambia”, e nell’inno caciarone “Ma ‘ndo
vai, se la banana non ce l’hai…” di Albertone, quando il Teatro Romano si
trasforma in balera e tutti danzano e cantano sulle note di “New York New
York”.
Alla
fine dello spettacolo tutti gli attori all’ingresso a salutare e a ringraziare
i convenuti, ancora increduli per una perfomance di grande professionalità e
molto fuori dalle righe, che ha saputo regalare una serata piacevolissima,
attingendo alle “Storie Amare”, ma soprattutto “d’Amore” protagoniste del
Festival.