Certo, il genere deve piacere, incontrare il gusto dello
spettatore. Ed è un genere non facile, quello scelto da Veronica Pivetti, per
la sua “Mortaccia”, semiserio excursus attraverso i vari modi di concepire l’ “exitus”
estremo, si direbbe, andato in scena all’Arco del Sacramento venerdì 15 settembre.
Un musical atipico, un po’ “Rocky Horror Picture Show”, un
po’ “Famiglia Addams”, in cui l’attrice, splendidamente di nero vestita, fra
tessuti e veli, sapientemente
intrecciati da Valter Azzini, e con occhi pesantemente bistrati, ha cantato e “danzato”
per un’ora e mezza, senza risparmiarsi, sulle coreografie di Gabriella Bove e
le musiche originali di Maurizio Abeni, nel perfetto scenario dell'Arco del Sacramento, location che migliore non poteva essere, tra chiaroscuri, luna sullo sfondo, arredi funerari e rintocchi di campane.
Per raccontare, con
ironia ed una straordinaria presenza scenica, che la morte non è poi così democratica, che
spesso aggredisce e finisce con facilità la sua preda, e altre volte invece ci
mette fin troppo. Del resto, in Africa, signori miei, “loro muoiono di fame, mentre voi, occidentali…per
quello che mangiate”, dice “Mortaccia”, aprendo un fronte satirico, che prosegue,
poi, amaramente, con sottolineature sul “futuro”,
ucciso da chi toglie tutte le speranze .
Fino alla sfilata, mai macabra, ma divertentissima, dei differenti modi di esser “morta”, da
quello della donna elegante alla fine della povera diavola, oppressa dalla vita
familiare.
Accanto alla Pivetti, i versatili Sergio Mancinelli, agile
interprete di “Sentenza”, la “falce” che trancia vite e speranze, e Oreste Valente,
stralunato maggiordomo Funesto, silenzioso ed operoso.
Pieno di citazioni,
soprattutto cinematografiche, lo spettacolo è stato la punta di diamante della
programmazione del Festival “Città Spettacolo” di quest’anno, sicuramente
accanto al duplice omaggio reso ad Eduardo nel trentennale dalla sua scomparsa,
con “Sik Sik, l’artefice magico” di Benedetto Casillo e “Il contratto”, nella
versione di Pino Carbone.
L’opera della Pivetti ha rappresentato l’evento maggiormente
richiesto ed atteso dal pubblico,
indubbiamente conquistato e richiamato dalla popolarità televisiva e cinematografica
dell’attrice, protagonista di una “Mortaccia” perfettamente ritagliata su di lei, “irriverente,
estrema, seria, burlona, amara, provocatoria”, come si legge nelle note di regia di Giovanna Gra.
E l’immagine
rimandata a noi da Veronica Pivetti, quindi, si confonde perfettamente con quella della
donna che deve essere per davvero, solare ed ironica, intelligente ed appassionata. La
migliore interprete di un testo che vuol distruggere il più estremo dei tabù, parlare di morte, senza morire di
malinconia, ma anzi rivitalizzandosi, per l’eterno fenomeno dei contrari.
Il calendario completo degli spettacoli su www.cittaspettacolo.it
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