di Maria Ricca
Quanto
sottile è il “diaframma” che separa
scena e vita, quando sul palco c’è
un’attrice intensa e caratterialmente forte come Nunzia Schiano? In grado di
attingere così profondamente al proprio vissuto, alle proprie emozioni, alla
propria capacità di comunicare direttamente con il pubblico. “Rapito”, quest’ultimo, dalle sue rare qualità e dalla sua voglia di
mettersi in gioco, utilizzando la propria fisicità per dar vita alla figura di
una moglie abbandonata, in “Sentimenti all’asta…per donna sola”, l’opera andata
in scena questo finesettimana, nella rassegna “Magnifico Teatro” del “Magnifico
Visbaal”, diretto dall’attore e regista Peppe Fonzo,
Venticinque anni
di matrimonio, quelli con lo “splendido”
Sheldon, che Stephanie ripercorre con rabbia e dolore, non risparmiando
a se stessa nessuna delle fasi tipiche dei “giorni dell’abbandono”:
l’incredulità per quell’aver dimenticato
il percorso fatto insieme, dall’incontro alla nascita dei figli, ormai
grandi e “perduti nelle loro vite”, la
depressione “formato pigiama”, che la condanna al divano, dove si sdraia,
imbottita di sonniferi, che non servono a nulla, se non ad accrescerne lo
sgomento, e poi la compassione dell’amica del cuore, che la “nutre”e a cui
confida la propria disperazione, denigrando quel marito viscido ed
insopportabile, vanesio ed instabile, in una parola…amatissimo. Non resta che darsi
allo yoga (impossibile!), alle buone letture (ma a che servono?), alle uscite
per mostre e concerti (giusto per sentirsi sola, in mezzo a tanta gente!) e
allo sfogo amaro contro la “rubamariti”, signorina elegante e finta, di cui non
vuole parlare, ma contro la quale vomita
ogni ingiuria, e comprensibilmente. Si chiude in proscenio, ad una vendita immaginaria di effetti personali di altri,
che la protagonista, incredula, vede messi all’asta, come il suo dolore di
donna distrutta e annientata.
Una Nunzia
Schiano straordinaria e lontana anni luce dalla “caratterista” dei film di
Siani e dai testi del teatro napoletano su cui si è formata e di cui rivendica
la forza, contro certe istanze “futuriste” che scioccamente vorrebbero
prescindere dalla tradizione. Un’attrice
e una donna “vera”, perfettamente in
parte e padrona della scena e delle sue corde
in maniera talmente vibrante da commuoversi sul serio, alla fine, quando
ricorda con gratitudine (che sorpresa!) quanto all’Ospedale “Rummo” abbiano
fatto per salvare la vita a suo marito (quello vero!), collaboratore con lei in teatro.
Un testo non
“facilissimo – sottolinea la Schiano, nell’intervista che abbiamo realizzato
prima dello spettacolo – La storia di come matura un abbandono nel tempo,
che indaga nel mondo femminile profondo
da depressione a risoluzione.” Ma lei non crede “al teatro come terapia. Deve
creare però discussione, farti uscire con delle domande in testa e la voglia di
porti dei quesiti sulla tua vita.”
“Il prossimo
spettacolo che avremo in rassegna –
sottolinea Peppe Fonzo, direttore artistico del Magnifico Visbaal – è stato
scelto proprio secondo questo criterio: quello di offrire un’occasione seria di
discussione, lasciandoti delle sensazioni e delle emozioni che ti fanno pensare.
Sarà “Freeze” (in programma il 15 e 16
marzo, n.d.r.), una drammaturgia molto particolare, giocata sul “non detto”,
con una compagnia giovane ed entusiasta. Finora positiva è stata la risposta
del pubblico alla rassegna, bene per una manifestazione neonata, senza grandi
finanziamenti. Si vede che c’è tanta voglia buon teatro. Abbiamo scelto
spettacoli molto diversi tra loro, con il collante dei nuovi linguaggi.
Anche la nostra
esperienza laboratoriale (con gli allievi che frequentano la struttura) è molto
giocata nel segno della ricerca teatrale e dell’esplorazione. L’ essere umano
prima di tutto, in un percorso artistico che preveda la sperimentazione
emotiva.”