di
Maria Ricca
Chi
l’ha detto che la noia coniugale crea angosce inestinguibili? Magari, invece,
scatena un’irresistibile ilarità, ti fa ridere a crepapelle, induce azioni
incredibili, talmente incredibili da risultare grottesche. Come quelle compiute
dai protagonisti di “The Problem – una coppia in commedia”, di A.R. Gurney jr.,
opera tradotta ed interpretata da Annika Strøhm e Saba Salvemini, dell’Aretè
Ensemble, andata in scena in quest’ultimo
finesettimana per la rassegna “Magnifico Teatro” del “Magnifico Visbaal”,
diretto da Peppe Fonzo, con l’organizzazione di Rosaria Aragiusto, nello spazio
“off” di via Cupa Ponticelli, che, di performance in performance, si riempie
sempre più di appassionati. E allora, dopo l’esplosiva Nunzia Schiano e le sue “Femmene”,
interpretate con la collaborazione dell’intensa voce di Miryam Lattanzio, è
toccato alla coppia “scoppiata” di “The Problem” raccontare stratagemmi e finte
indifferenze, eleganti prese di distanza e furbi sotterfugi di cinque anni di astensione
da ogni tipo di rapporto intimo, mentre l’intesa verbale non si è mai interrotta,
perché lui rideva un po’ troppo, lei, di contro, piagnucolava continuamente…
Occorre
superare l’ “impasse”. E tocca, così, alla moglie esibire un enorme “pancione” per
scuotere il marito dalla beata condizione di indifferenza in cui si trova: è
incinta, e non sa di chi. Ma lui non sembra darsene pena. Forse perché è stato
lui, “en travesti”, nei panni di un possente uomo di colore, a metterla in
stato interessante, e lei, forse, non si
è mai accorta della finzione. Non è così, naturalmente, anzi è stato piuttosto lui,
a non accorgersi mai, al buio, di non aver posseduto sempre lei, quanto
piuttosto un’attrice, prezzolata dalla
consorte, mentre la moglie ufficiale, per sfuggire a quella che le sembrava essere la
condizione di “una patetica concubina nelle braccia di un sultano etiope”,
cercava davvero, in un ghetto, soddisfazione in uomini di colore o, comunque,
in persone il cui reddito fosse bassissimo. E il bambino che attende ha un
padre, dice, ovvero “l’ ingiustizia sociale”. Purché le apparenze siano salve,
l’uomo pare accettare tutto, ancora una volta con una risata. Ma è tutto solo
un gioco, condiviso da entrambi, e infatti basta uno spillo per bucare il
pancione di lei, che… scoppia come un palloncino, perché tale è, ed entrambi lo
sanno. E perché i due ricomincino a “giocare”, ritornando in camera da letto,
finalmente di nuovo presi dal desiderio.
Sorrisi
ed applausi infine fra gli spettatori, e
risate consapevoli ed amare, per un testo ancora incredibilmente attuale, e che sarebbe stato bello, magari, anche rielaborare ulteriormente,
per ottenere da quello spunto nuovi interessanti sviluppi.
Prossimo
appuntamento con la rassegna “Magnifico Teatro”, fra quindici giorni, il 28 e
29 novembre, con “Ri-Evolution”, di Roberto Mai, vicitore del premio migliore
regia al “Fringe Festival 2013”