E adesso arriva "Sciapò", rassegna teatrale a cappello, da sabato 31 gennaio
di Maria Ricca
Chissà perché
le grandi verità tocca sempre dirle ai “matti”, ai “fool”, agli “scemi del
paese”, gli unici che possono aprirsi senza paura alla realtà esterna dei
fatti. E il re è nudo, ancora una volta, e non
può essere altrimenti. Non fa differenza, in questo, la piccola calabrese Carla Libonati, rimasta
bimba nonostante gli anni , per via di quella botta in testa presa da piccola,
quando
“mamma mi fece cadere dalle sue
braccia per sbaglio”, ma che paradossalmente l’ha resa libera. E’ lei, a cui dà
volto e voce Dalila Cozzolino, la protagonista de “ L’Italia s’è desta”.Un
piccolo (falso) mistero italiano”, il nuovo appuntamento con la rassegna
“Magnifico Teatro” del Magnifico Visbaal, nello spazio di via Ponticelli,
andato in scena lo scorso fine settimana.
E c’è stato
tempo e spazio, in apertura di serata, per l’accorato appello di Peppe Fonzo,
leader del “Magnifico Visbaal”, organizzatore degli eventi, attore e regista,
sul tema della chiusura degli spazi teatrali in città, che molto sta facendo
discutere di questi tempi: “Non ci vogliono miliardi per fare buon teatro, ma
solo voglia di progettualità. E, se non c’è questa, si è destinati ad una
rapida ed inesorabile decadenza.
Ma si potrebbero dare in gestione gli spazi cittadini a compagnie professionistiche come la nostra o come altre, che hanno idee e voglia di fare, e che realizzerebbero, così, qualcosa di davvero importante, nel segno della crescita della città. Noi, per quanto ci riguarda, tentiamo di fare e di restare in piedi, finché le nostre esclusive forze artistiche ed economiche ce lo consentiranno. Perché non è vero che a Benevento non si fa niente e non c’è niente da fare: noi ci siamo e ci impegniamo tanto. Certo con i mezzi che abbiamo a disposizione: essenziali. Però non ci arrendiamo e continueremo. Anche se è dura." Dal 31 gennaio parte, infatti, anche la mini-rassegna “ Sciapò", ingresso libero e uscita a cappello, appunto, con la promozione di spettacoli teatrali, per i quali gli spettatori pagheranno un'offerta libera e non un biglietto fisso d'ingresso, proprio come si fa per gli artisti del teatro di strada. Gli spettacoli in questione sono "Rosa Nurzia" (sabato 31 gennaio), "Tentata Memoria" (sabato 7 marzo), "Un caso cromosomico" (sabato 11 aprile), su ideazione e direzione artistica di Domenico Santo e Organizzazione di Laura Belloni.
Ma si potrebbero dare in gestione gli spazi cittadini a compagnie professionistiche come la nostra o come altre, che hanno idee e voglia di fare, e che realizzerebbero, così, qualcosa di davvero importante, nel segno della crescita della città. Noi, per quanto ci riguarda, tentiamo di fare e di restare in piedi, finché le nostre esclusive forze artistiche ed economiche ce lo consentiranno. Perché non è vero che a Benevento non si fa niente e non c’è niente da fare: noi ci siamo e ci impegniamo tanto. Certo con i mezzi che abbiamo a disposizione: essenziali. Però non ci arrendiamo e continueremo. Anche se è dura." Dal 31 gennaio parte, infatti, anche la mini-rassegna “
Carla-Dalila
è libera, si diceva. Di andare in giro, col suo piglio di novella “Amélie”, nel suo “fantastico
mondo”, per il suo piccolo paese
calabrese, di bere l’acqua fresca dalla bella fontanella rossa della piazza, di
sgranare gli occhi dinanzi alla statua di “Garibordi”, che volle unire il Paese
e che le fa paura e meraviglia insieme,
protetta dalla simpatia del carabiniere Gaetano. Libera di scorazzare
sulla bicicletta dell’amico Nello, il ristoratore che ha fatto fortuna a Roma e
che un po’ romano è diventato anche lui, con quell’andatura sicura e
caracollante, che lo distingue dal resto dei paesani. Libera persino di scoprire il mistero più
grande: quello della scomparsa dell’intera nazionale di calcio, poco prima dei
Mondiali, rapita nientemeno che dagli “ ‘ndranghetisti”, che l’hanno nascosta
in un burrone.
E così via,
in un delirio sempre crescente, in cui ci sta dentro tutto: la nostalgia per il
suo papà che le diceva di non curarsi degli sberleffi altrui, ma che non c’è più ed è stato dichiarato morto,
in uno strano funerale senza cadavere;
l’affetto per l’amica Maria, elegante, ricca e vegetariana, che
frequentava la palestra ed era l’unica che le dava un po’ di retta, scomparsa
anche lei nel nulla; la passione per il rassicurante e
sempliciotto Fabrizio Frizzi (“l’unico che mi piace guardare in Tv”), la paura per quei “brutti” che di notte fanno saltare le vetrine dei
negozietti che non pagano il “pizzo”, vittima di quegli “ ‘ndranghetisti”, che
Carla teme sinceramente, ma non tanto, data la sua spericolatezza ed
ingenuità. Ed è così che, per farsi credere, compone a loro
nome, con le lettere di giornale, una missiva e la piazza davanti alle
telecamere dei giornalisti, venuti lì per raccontare le verità, convincendo persino il grande e temibile Bruno Vespa, che
le mette paura, “con quegli occhi così” duri e penetranti, troppo per lei, che
è solo poco più che una bambina.
Il suo
piccolo colpo va a segno, le sue parole finalmente ascoltate, la squadra è
liberata. Ora non le resta che accogliere il “presitente…Napoletano” (sic!),
che verrà lì a darle la medaglia di cittadina coraggiosa e che lei attende con
ansia, ascoltando le canzoni alla radio, incollando figurine e indossando le
scarpette nuove, mentre gli prepara il
più umile e verace dei doni per ricambiare l’onore: una pagnotta profumata…
Epperò dal
passato non si può sfuggire. Sapranno tutti che Carla Libonati non è altro che
la figlia del più pericoloso dei latitanti, che ha rapito la ricca Maria per
chiederne il riscatto e la fanciulla non ha retto, soccombendo ai suoi
rapitori, e persino l’amico Nello è uno “ ’ndranghetista”…Spegne la radio,
così, Carla e torna al suo piccolo
mondo, ormai consapevole che la sua realtà non sarà mai come prima.
Un bel pezzo
di teatro, in cui ci sta tutto e tutto si tiene, dall’euforia ed ansia del
circo mediatico dei nostri tempi, che ogni cosa fagocita come in un grande spettacolo, di cui giornalisti e paesani sono attori
consapevoli, e persino si truccano prima di andare in scena (vedi Avetrana e i
suoi disastri) fino ad Ammaniti e al suo “Io non ho paura”, in cui, più
consapevolmente, un ragazzino salva il suo coetaneo rapito dalla malavita.
E’ questo il
primo di una trilogia di spettacoli che approda adesso, il 20 gennaio, con il
suo atto conclusivo, a Roma, per portare avanti un discorso di grande
attenzione al civile, come conferma il regista ed autore Rosario Mastrota, con l’attrice Dalila Cozzolino e gli altri della Compagnia dei Ragli, tutti
della terra di Calabria ancora soffocata
dalla criminalità organizzata, seppure ormai con
ramificazioni ovunque, come dimostrato dalle inchieste giuridiche: “In teatro
desideriamo ridimensionare il ruolo dei “cattivi”, spesso mitizzati in serie e
sceneggiati Tv, condannandoli e combattendoli con l’arma della parola.”