di Maria Ricca
Riparte dall’atmosfera ovattata del
“Bellini” di Napoli, tappa napoletana d’obbligo nell’universo culturale, il tour di presentazione de “Il sapore del ghiaccio”, l’opera multimediale dello scrittore Nazzareno Orlando, nata in perfetta
corrispondenza di intenti e di emozioni con il musicista Vanni Miele, e la sua
“Glacés”, suite di brani inediti, che
illumina le preziose pagine del libro di nuovi e più intensi significati.
Una serata di riflessioni pacate e
di emozioni intense, per riproporre ancora i contenuti di un’opera, che - ricorda Aldo Putignano, editore del libro, per i tipi di "Homo Scrivens" - racconta ad ogni
presentazione di emozioni sempre diverse, che nascono a seconda
dell’atmosfera diversa che si crea.
Una serie di scritti, dunque, che non rappresentano una riflessione compiuta, ma, piuttosto, un
costante invito alla riflessione medesima, giacché “il nostro corpo contiene
sempre frammenti di altre identità”.
Il volume raccoglie, com’è noto, frammenti di
narrazione, ricordi, flussi di coscienza, elementi lirici, considerazioni
esistenziali dell’Autore, “da cui
attingere continuamente – chiosa la giornalista Laura De Figlio, relatrice ed
interprete dei contenuti dell’opera, che si avvale della presentazione del
regista Ruggero Cappuccio – per
ricavarne sensazioni diverse, magari riprendendolo ogni volta in mano, per
rileggerne passi e scoprirne significati sempre nuovi. Un progetto sensoriale – ribadisce - a cui la musica di Miele dà un valore
aggiunto, e che si perde fra l’analisi e l’abbandono, un libro caldo, a
dispetto del titolo “freddo”, un volumetto di filosofia, nel segno del continuo
“divenire”.
Una parola chiave, quest'ultima, che
Nazzareno Orlando raccoglie come “guanto di sfida” intellettuale dalla giornalista De Figlio, per raccontarlo, appunto, questo “divenire”, nel segno della volontà di “azzerare tutto”,
anche se stessi, “e ripartire di
slancio , per riprodursi, per generare e
per rigenerarsi. Sfruttando "quell’inquietudine - dice - che è alla base della volontà di scrittura, anche di questo testo”, in cui prosa e versi “si rincorrono
in una spregiudicata staffetta”, per raccontare “un impasto di sogni e di umane
certezze”.
Perché solo “l’arte di salverà. E, con lei, la sensibilità degli artisti, gli ultimi baluardi, le ultime “Meduse”, a popolare i mari. Quelli che lasciano la speranza di una vera rigenerazione,
nel loro sottrarsi alla confusione della vita, al grande “intrigo collettivo”,
che la realtà odierna è diventata, coraggiosi nell’ esprimersi, anche facendo rete, magari unendosi in una
filiera con collaborazioni eccellenti, che partecipano della stessa sensibilità.
Proprio come l'inquietudine, che unisce lo scrittore Orlando al M°Miele, “ e deriva - dice il
musicista - dal senso della vera mancanza di qualcosa”.
Il suo disco “Glacés”, che si unisce al
volume, con le collaborazioni musicali
eccellenti di Claudio Citarella e Manu
Carré, rappresenta tutto quello che non
è scritto, ma che è fortemente condiviso dalle due personalità.
“Quattordici brani – conclude il
M° Miele, nel presentare i video sul tema, realizzati con Marino Cataudo - nati
anche dalla voglia di aprirsi alla scoperta di nuove sensazioni, sempre
diverse, di nuovi inaspettati contenuti, magari incontrati quando, alla ricerca
di se stessi, ci si è persi, volontariamente o meno, ed invece, ci si è
ritrovati.”