di Maria Ricca
Sceglie la formula della
riflessione breve, dell’espressione icastica, del fulminante flash,
dell’invettiva, se serve, Luca Delgado, docente , scrittore, regista e
traduttore teatrale, per il suo “#Riscetamento”,
l’e-book disponibile su Amazon, che raccoglie i suoi più significativi
scritti sui social dell’ultimo quinquennio, 2011-2016.
Storica esperienza napoletana
di risveglio
culturale e identitario, “#Riscetamento” è l’hashtag, lanciato
dall’Autore per la prima volta in un incontro con gli allievi del Liceo
“Alberti” di Napoli, ed è già associazione culturale.
L’invito è al
“Risveglio”, alla presa di coscienza, al saper riconoscere i segni di un
cambiamento nella città di Napoli, che è sempre più evidente, superando,
finalmente, i clichés, gli stereotipi e le due tipiche chiavi di lettura della
realtà partenopea: quella oleografica (sole, cuore, amore e mandolino), e
quella disfattista della Gomorra dei quartieri del degrado.
Una nuova consapevolezza,
insomma, che può utilizzare ogni mezzo ed Internet, in particolare, per
diffondersi compiutamente.
L’
e-book-pamphlet, diviso in capitoli e temi, per sottolineare momenti e settori
diversi in cui il “#Riscetamento” sembra prendere corpo e forma,
punta dritto al cuore del lettore, napoletano, certo, ma anche “non
oriundo”, e dà vita, con uno stile semplice ed un tono che non fa sconti,
ad un corpo unico e variegato di pensieri che colgono nel segno.
In copertina c’è
“Gennaro”, il murales dell’artista Jorich, fiero simbolo beneaugurante
della lotta (recentemente vinta, a dispetto di tutti!) per rivendicare
alla città il controllo e la
gestione del culto e tesoro del Santo, patrimonio di credenti e non credenti.
E allora via, con il ricordo
struggente di Pino Daniele, al quale l’Autore promette, in un “post-lettera”
ad un anno dalla scomparsa, di continuare a provare a migliorare la
città, “giorno dopo giorno”, magari insieme a chi il cambiamento lo vede e a
chi invece non lo vede “e si arrabbia, e pure tanto”, in nome del sentimento
comune per quella Napoli che il cantautore amava con tutto se stesso.
Ma è con Saviano che l’autore
idealmente un po’ “si arrabbia”, perché non racconterà forse mai che le piazze
di spaccio che lui denunciava, sono diventate in molti casi “piazze della
legalità”, che nei luoghi abbandonati ci sono adesso “centri sociali”, che
Napoli, contro ogni discriminazione, ha saputo conferire la cittadinanza ad Abu
Mazen e Öcalan ed ha istituto, già in tempi non sospetti, il registro
delle unioni civili, ha realizzato la nuova, premiata stazione Toledo della
metro, e presto accoglierà la Apple.
E i “luoghi comuni” ?
“Ecco, diciamo che difendere Napoli (quando si verificano attacchi gratuiti) è
per prima cosa un atto dovuto per chi ama la verità o intende ripristinarla” ,
riafferma Delgado. Ed è innegabile, a ben guardare, che efferati fatti di
cronaca, pur essendo pane quotidiano di tutte le metropoli, siano, invece, stigmatizzati
e descritti con un furore ed una straordinaria drammaticità, che non trovano
riscontro in analoghe rappresentazioni, quando si verificano a
Napoli.
Ma
è la malafede che ferisce: quella di certe trasmissioni televisive che, per
fare audience, convincono ingenui in cerca di visibilità a prestarsi ad una
rappresentazione della città che non corrisponde al vero.
Quelle
stesse trasmissioni che chiudono i collegamenti in diretta Tv, quando l’occhio
della telecamera inquadra Napoli, perché magari impegnata in una protesta
decisa, ma disciplinata, e dunque non coerente con l’immagine della città
perennemente “esagitata”, che si è sempre inteso dare.
Tutto questo mentre Napoli,
in questi anni, affollata di turisti, ha ospitato eventi internazionali come il
Pizza Village, l’America's Cup, la Coppa Davis, il Giro d'Italia, fino
alla recente celebrazione dei 30 anni della maison Dolce e Gabbana, appena
appena riportata dai media nazionali, ma ampiamente ripresa dalla stampa
internazionale.
L’Autore
ha il pregio di saper condurre anche l’incredulo a comprendere come la città
sia stata vittima, negli anni, di un certosino lavoro di
smantellamento della sua immagine, a beneficio di chi aveva tutto
l’interesse e tutta la convenienza che Napoli restasse nella palude: “A furia
di ripeterci che non valiamo niente, che siamo corrotti e imbroglioni, che
siamo ladri e delinquenti – ribadisce Delgado - non solo hanno demolito
la nostra dignità; ce l'hanno detto così spesso, che abbiamo finito col
crederci davvero.
Pur non sottacendo i drammi
ed i disagi di una realtà indubbiamente problematicissima, l’appello è
dunque a quei napoletani “rassegnati” all’idea che sia giusto screditare un
intero popolo, per colpa di una minoranza che si comporta male. Si può e
si deve migliorare, dice Delgado, ma solo riacquisendo nuova consapevolezza.
Malgrado
i “simaperò”, quei partenopei vittime di se stessi in fondo, pronti a
sottolineare sempre l’aspetto negativo di ogni circostanza.
Non
è solo voler considerare il “bicchiere mezzo pieno”, tipico dell’ottimista ad
oltranza, è il desiderio di recuperare il valore dell’ “insistenza”,
continuando a gioire quando le cose vanno bene, piuttosto che
arroccarsi in una semplice, sterile “resistenza”.
Perché la città “si è
risvegliata, è viva, è in movimento, è sfuggita al controllo dei
narcotizzatori”, scrive il sindaco, da poco rieletto, Luigi De Magistris,
nella breve prefazione all’e-book, è una città che “ama e quindi vive”.
Perché se il Nord non è solo efficienza, Napoli non è solo
"Gomorra". E' arrivato il momento di capirlo. Orgoglio sì, ma non
pregiudizio.