Interventi dello psicologo Antonio Popolizio e dell'attore Claudio Lardo
di Gabriele
Collarile
ROMA - Si è appena chiuso il terzo incontro
culturale della Rassegna “Tra Le Mie Righe” (Teatro, Letteratura, Musica, Rime) da Nord a Sud, in una delle centralissime arterie di
Roma: via Piave. Ad ospitare l’evento è stata la Libreria Mondadori Via Piave,
che ha visto la partecipazione di ospiti illustri come il prof. dott. Antonio
Popolizio, noto psicologo e psicoterapeuta di Roma, presidente onorario Gruppo Cenpis (Ente Nazionale di Valorizzazione
del Talento e Promozione della Qualità di Vita), presidente e direttore Cenpis
Orion (Centro di Psicologia e Psicosomatica), vincitore del “Leone d’oro alla
Carriera” al Gran Premio Internazionale di Venezia, e personaggio RAI. Dopo i
saluti e l’introduzione della giornalista Rosa Leone, il prof. Popolizio ha
relazionato a lungo sul tema principale del romanzo autobiografico “Ho imparato
a gestire la pioggia d’estate” (Europa Edizioni), della scrittrice napoletana
Elisabetta De Sio, che narra le vicende dei rapporti familiari stravolti dall’Alzheimer
nel momento in cui colpisce uno dei componenti del nucleo di appartenenza: la
madre. Dolore, emozioni, analisi di eventi drammatici che, nell’insieme,
conducono l’autrice ad amalgamarsi con i fatti in pieno svolgimento.
Apparentemente inerme, sconfitta dal male, riesce a destreggiarsi tra dovere
domestico e ambiente professionale, costruendo una rete di affetti e
solidarietà che si mostrerà utile sostegno per affrontare le inevitabili
conseguenze della malattia. La De Sio, in questo romanzo, si dona al lettore,
senza remore, trascinandolo all’interno della storia con composta commozione e
lucida forza d’animo. Delinea un ritratto dei propri genitori mettendo a nudo
pregi e difetti, da cui si evince un forte legame d’amore profondo che riesce a
prevalere sull’atrocità degli eventi.
Il poliedrico attore di cinema, teatro, e
tv, Claudio Lardo, ha scandito, con le letture di alcuni brani del libro, l’intervallare
della serata tra i vari interventi. Poi, lo stesso attore ha rilasciato anche
un’intervista nello “Spazio delle Interviste”, novità di questa appuntamento,
curato dalla giornalista Rosa Leone e moderatrice dell’incontro.
Tu vieni da numerosi programmi e fiction
RAI e Mediaset come “Un posto al sole“,
“Il bello delle donne“, “La Squadra“, “Incantesimo“, “Grandi Domani“; e dalla nota
trasmissione radiofonica “Ho perso il trend”
su Radio RAI Uno, hai anche girato
molti film, ricordiamo “Ladri di barzellette”,
“La consegna”, “Guerra” di Antonello Novellino, “Lady Joya” ed altri, ma il tuo
amore più grande resta il teatro?
E’ vero, come si dice “il primo amore non si scorda mai”!
In effetti, fiction e cinema rispetto al teatro, pur essendo universi tra loro
affini e contigui, sono di fatto sostanzialmente diversi, con dinamiche
differenti e tecniche di recitazione specifiche. Il teatro ha una sua magia
particolare data da tanti fattori: innanzitutto perché si tratta di performance
dal vivo, dove non c’è possibilità di replica né di appello e dove gli attori
riescono a percepire la presenza del pubblico e quindi a vivere e respirare
empaticamente con le persone in sala.
L’ultimo “esperimento” che
ho compiuto come attore e come autore è stato uno spettacolo di teatro di
narrazione (sullo stile, per intenderci, degli spettacoli di Marco Paolini o di
Ascanio Celestini). “Il pallone di
pezza”, un monologo in cui racconto alcuni fatti realmente accaduti il 16
settembre del 1943 a Buccino, un piccolo paese in provincia di Salerno. Questa
storia è insolita, perché quasi sempre, le storie sulla Seconda Guerra Mondiale
raccontano di eccidi compiuti dai tedeschi sugli italiani o sugli ebrei; in
questo caso, invece, si parla di una strage perpetrata dagli inglesi, che da
alcuni giorni erano diventati nostri alleati, i quali mitragliarono con un
aereo ricognitore 14 ragazzini tra i 6 e i 14 anni. Nessun revisionismo
storico, per carità: saremo sempre grati ai partigiani e agli Alleati per
averci liberato dal giogo nazi-fascista, ma dopo settant’anni mi è sembrato
corretto rendere giustizia a quelle piccole vittime incolpevoli e a tutti quei
civili caduti a causa del fuoco amico, dimenticati nell’oblio della storia e di
cui, per questo, pochissimo si è saputo: un po’ perché la storia la scrivono i
vincitori e un po’ perché la “ragion di Stato” a volte sembra essere superiore
a qualsiasi verità storica.
Hai vinto numerosi premi ed
hai iniziato la tua carriera artistica lavorando con nomi importanti come Walter Santillo, Paolo
Orlando, Giacomo Capuano, Michele Lambiase, Fabio Rufolo…, di recente per il
teatro con Riccardo Garrone, Edoardo Siravo, Vanessa Gravina, Nathalie
Caldonazzo, Eva Grimaldi, Emiliano De Martino, Vito Cesaro, ed altri, ora i
tuoi prossimi impegni professionali quali sono?
Da giovedì 26 a domenica
29 ottobre, sarò in scena al Teatro Cyrano di Roma, con lo spettacolo
“Emozioni”: un viaggio teatrale e musicale nella Napoli di fine ‘800 – inizio
‘900, con brani teatrali e canzoni tratti dalla tradizione classica partenopea.
In scena siamo: l’attore Vito Cesaro che ha curato anche la regia dello
spettacolo, Carmine Monaco, baritono di fama internazionale che si presterà a
fare anche l’attore, ed io che oltre a recitare, suonerò il pianoforte per
accompagnare le canzoni. Rispetto alle altre repliche, qui a Roma, avremo il
piacere di offrire al pubblico una partecipazione speciale, quella del piccolo
Valerio Monaco, figlio di Carmine, e già protagonista del programma TV “Ti
lascio una canzone”. A novembre, sarò in scena a Trapani in un’opera lirica in
cui vi sono anche due attori, uno dei quali sono io, ma non posso svelare di
più al momento; a dicembre sarò a Napoli al Teatro Totò, con la ripresa dello
spettacolo “Nati 80” di Claudio Tortora per la regia di Antonello Ronga; a
gennaio sarò a Battipaglia (SA) al teatro “Aldo Giuffré”, al “Delle Arti” di
Salerno e a Civitavecchia con lo spettacolo “Marzabotto” scritto e diretto da
Vito Cesaro; a febbraio, ancora al “Delle Arti” di Salerno con uno spettacolo
di varietà; poi a marzo sempre a Salerno al Teatro del Giullare con uno
spettacolo scritto e diretto da Andrea Bloise; infine, ad aprile,
probabilmente, ancora a Roma.
Dopo l’intervento della
prof.ssa e attrice di teatro Elisabetta De Sio, autrice dell’opera letteraria, ha risposto alle domande dell’intervistatrice:
C’è qualche momento o immagine nella tua memoria che ti ha spinto a
scrivere? Perché hai deciso di diventare una scrittrice?
La mia memoria è piena di immagini in continuo movimento. I ricordi
scorrono, come in ognuno di noi, in modo inesorabile, però c’è qualcosa che mi
spinge a scrivere che va oltre il controllo. Tutto ciò che appartiene alla
realtà trova in me uno spazio che viene colmato dalla scrittura. Scrivo
mentalmente mentre osservo, mentre provo sensazioni forti e dolorose, mentre
sorrido. Scrivo mentre vivo. Quando mi avvicino alla tastiera del computer i
“giochi” sono già fatti. Non ho deciso di “diventare” una scrittrice. Mi sento
tale. Scrivo perché fa parte di me. Vivo la scrittura come qualcosa di
naturale. Mi piace raccontare.
Quando scrivi a quali lettori pensi? Quale può essere il tuo pubblico?
Mi indirizzo verso tutti i lettori. Non ho un target specifico a cui mi
rivolgo. Durante le fasi di stesura dei miei romanzi penso esclusivamente
all’emozione che voglio far provare al lettore, perché lo desidero nella
storia. Voglio fortemente che ne faccia parte e spero di trascinarlo nei luoghi
e nei fatti che descrivo. Sono convinta che questo debba essere l’obiettivo
primario di ogni scrittore. Le pagine scritte non possono essere sterili,
devono vivere. Ciò accade soltanto se punti lo sguardo verso un lettore
universale. La lettura è patrimonio culturale e non dovrebbe essere appannaggio
di pochi eletti.
Da quando hai iniziato a scrivere ad oggi è cambiato qualcosa? Qual è il
tuo rapporto con la scrittura nel tempo?
Sono cambiate tante cose. Sono più a mio agio. Utilizzo nuove tecniche
narrative. Ho iniziato con il racconto breve, avvicinandomi con naturalezza e
timore alla scrittura. Poi sono passata alla poesia, genere che definivo “non
mio”, non mi apparteneva. Sono arrivati, con grande sorpresa, premi letterari
che mi hanno spinto verso l’idea di scrivere il primo romanzo “Mangio solo cioccolato
fondente” (edito da Graus), ma ero acerba. Adesso mi sento padrona della
narrazione. Mi basta avere la storia in mente e, dopo una prima stesura di
getto del testo, mi avvicino al lavoro duro e certosino della correzione delle
bozze. Il manoscritto che invio alle case editrici deve essere “pulito”.
Secondo te che relazione c’è tra la scrittura e la società, con le sue
influenze politiche e culturali?
Un forte connubio. La letteratura va, da sempre, di pari passo con
l’evoluzione dello scenario socio-culturale. Credo siano aspetti
imprescindibili. L’autore subisce l’influenza del tempo che vive e,
inevitabilmente, filtra attraverso le proprie opere il pensiero dell’attualità
che lo circonda.
Esprimi un tuo pensiero sulla letteratura italiana nel contesto
europeo.
La letteratura italiana nel contesto europeo ha il suo giusto peso. Molte
opere di autori italiani sono tradotte in varie lingue e occupano un panorama
letterario di tutto rispetto. Non mi riferisco soltanto ad autori che hanno
occupato la scena del passato e sono passati alla storia. Abbiamo giovani
talenti che si stanno facendo strada grazie a scritti degni di nota.
Circa la fruibilità del web e dei nuovi canali di comunicazione cosa ne
pensi? Possono aiutare secondo te?
I nuovi canali di comunicazione ci hanno stravolto la vita. La rapidità
della trasmissione delle notizie ne facilita la diffusione e le rende fruibili
in tempo reale. L’accesso veloce è una caratteristica fondamentale per favorire
il successo del contatto diretto tra le persone. Basta stare attenti a non
finire nella cosiddetta trappola dell’“apprendista stregone”. La tecnologia va
usata con intelligenza.
Che consigli daresti ai giovani per stimolarli alla lettura, poiché oggi
soprattutto la fascia giovanile legge molto poco.
Scendiamo su un campo fertile quando si parla di giovani e lettura.
Rispondo in qualità di educatrice. La lettura è un’attività formativa molto
importante. I giovani non la amano. Spesso dichiarano di non aver mai letto un
libro oppure di non aver mai sfogliato un quotidiano o una rivista. Bisogna
educare alla lettura, cercando strategie accattivanti per favorire
l’avvicinamento naturale, spontaneo direi. Bisogna puntare su motivazione e
interesse: la lettura va presentata come un gelato, deve assecondare i gusti.
Una volta “assaporata” e percepita come un piacere non la si lascia più.
Stai già pensando a un nuovo romanzo?
Non sto pensando a un nuovo romanzo, lo sto scrivendo. Ancora una volta
metterò in evidenza una tematica sociale forte. Racconterò storie che avranno
in comune un unico filo conduttore, con sfumature diverse. Non abbandonerò il
mio stile narrativo e non ho intenzione di cambiare genere. Credo che scrivere
sia una missione. La trasmissione del messaggio attraverso il codice scritto deve
avere la sua identità, che corrisponde con la personalità e il vissuto dello
scrittore.
A chiudere lo “Spazio delle Interviste”
è stato il prof. Popolizio, che ci ha raccontato del suo importante premio: il
“Leone d’oro alla Carriera”, ricevuto il 30 settembre scorso al Gran Premio
Internazionale di Venezia, grazie ad alcuni progetti presentati dall'Associazione Cenpis alla Camera dei Deputati nel
2014. Progetti: “Genitori e figli nella scuola
Europea del 2000” con il coinvolgimento di 60 scuole; “Promuovere la
salute fisica e mentale nell’Europa del 2000” con il coinvolgimento di una
rete di medici, scuole e strutture socio sanitarie; “Europa, Psicologia e
Sport” con il coinvolgimento di una rete di società sportive in
rappresentanza di tutti gli sport; “Stress, Ansia e Crisi di Panico nel lavoro
e nella vita personale” con il coinvolgimento di vari comuni d’Italia.
L’evento ha visto anche la
partecipazione della dott.ssa Cristina Caramaica, responsabile segreteria di
presidenza Gruppo Cenpis (Accademia Talento e Qualità di Vita). Intanto l ’Associazione
ilGRE cultura&comunicazione di Benevento che sta promuovendo in vari luoghi d’Italia la rassegna, ideata,
organizzata e diretta dalla giornalista Rosa Leone, presidente dell’associazione,
e con il coordinamento generale di Gabriele Collarile, sta già lavorando al
quarto incontro culturale.