PARLIAMO DI...


04/06/23

TORRE DEL GR. (NA) – “La ragazza d’oro” ai “Racconti per Ricominciare”, tra tensione emotiva e paralisi dell’essere

 


di Maria Ricca

Sospese tra la tensione al fare e l'incapacità di mettere in atto ciò che si desidera, chiuse in una paralisi involontaria dell'essere, che è metafora di certa condizione umana sono le donne protagoniste de "La ragazza d'oro", atto unico, firmato dalla regia di Mario Gelardi, testo di Sebastien David, per i "Racconti per Ricominciare", la rassegna di Vesuvioteatro, che all'imbrunire offre in questi giorni pièces d'autore negli spazi storici all’aperto agli appassionati dell'arte del palcoscenico.


Sullo sfondo di Villa delle Ginestre, a Torre del Greco, nell’ambito di “Racconti per Ricominciare”, di Vesuvioteatro, consulenza di Giulio Baffi, direzione artistica di Claudio Di Palma, completamente immersi nel verde, gli spettatori hanno incontrato nell’interpretazione di Federica Aiello, Francesca Borriero, Gioia Miale, Francesca Muoio, figure femminili  dolenti, ma ironiche, al medesimo tempo. Increduli, hanno 
conosciuto una giovane defunta, tornata in vita per diventare, suo malgrado, fenomeno da baraccone con tanto di foro di proiettile in pancia, ed inevitabilmente, poi, infelice modello per adolescenti inquiete. Poi una giovane ed intraprendente madre separata, bloccata in Internet, con l’impossibilità di comunicare concretamente con il mondo e soprattutto con la propria figlia, alla quale regala soltanto, e non è poco, le sue nostalgie di gioventù, la voglia di rompere con le convenzioni e di mettere le ali, ispirata da quel Kurt Cobain che pagò a

caro prezzo le proprie inquietudini. Quindi il perdersi tra mille identità, condizione simile a molti di noi, dell’autrice teatrale incompresa, incapace di godersi fino in fondo il proprio successo, quando questo finalmente arriva, e tormentata da pensieri e ripensamenti. Infine, a suggello di tutto, la

donna, che proprio al culmine della propria carriera professionale, si accorge che ogni cosa che tocca si trasforma in oro e dunque, paradossalmente, la rende impossibile da godere. Non resta che evitare ogni contatto con chiunque ancora non sia stato da lei contaminato e rassegnarsi a vivere quel che resta in una discarica, dove l’oro che metaforicamente è certo “monnezza”, spazzatura, sembra avere solo, per quel luogo,
 diritto di cittadinanza. Che non siano già “morte” tutte le protagoniste, che si dibattono nella sospensione di un limbo, impossibile da attraversare? Probabile. Resta negli occhi e nell’animo un’opera composita e molto coinvolgente, ricca di citazioni non solo letterarie e di emozioni particolari, che ha affascinato il pubblico e convinto la critica.