di Maria Ricca
L'intelligenza artificiale: subdolo nemico o alleato, a breve insostuibile? E la tecnologia è ormai ineffabile compagna di vita o piuttosto minaccia imprevedibile non solo all'umano, ma alla natura del territorio? Non sarebbe opportuno che un nostro moderno e rinnovato impegno civile ripartisse proprio dal contrasto alle moderne aggressioni del mondo digitale? Fra gli incontri di maggior interesse in Benevento Città Spettacolo 2023, un posto speciale nelle "Piazze d'Autore" merita certamente quello con Enrico De Agostini, Ambasciatore d’Italia in Zambia, di origini sannite, e il suo "Mind", romanzo avveniristico, presentato al Festival dall'assessore comunale alla Cultura Antonella Tartaglia Polcini, dal giornalista Nico De Vincentiis, dalla studiosa Matilde Tortora, con la proiezione dell'omonimo cortometraggio. "Mind", introdotto dallo stesso autore, con piglio brillante e ragionamento accattivante, racconta la storia di Francesco Vanguardi, filosofo italiano e docente universitario che vorrebbe ritirarsi sulle colline della sua terra d'origine, divenendo pastore,ma non può, per la comparsa di Mind, il successore dello smartphone, che legge le onde cerebrali dei suoi utilizzatori. I suoi padroni controlleranno presto il mondo intero se nessuno vi si opporrà. Fino a che punto, dunque, la tecnologia può entrare nella nostra vita, senza diventare padrona dei nostri destini, senza impadronirsi non solo dei nostri dati, ma, più in generale, del nostro "sistema operativo"? Abbiamo già oltrepassato quel punto di non ritorno? Se lo chiede il protagonista della vicenda, alle prese con la "rapacità" delle tecnologie e la necessità di riflettere se allontanarsi da queste, per resa, o per il coraggio di negarsene l'utilizzo. Difficilissimo trovare un equilibrio, forse impossibile comprendere - ha sottolineato l'autore- laddove il progresso sia crescita incontrollata o invece positivo sviluppo. Si pensi appunto all'avvento della Chat Gpt e ai suoi già inquietanti riflessi sulla vita scientifica e culturale. Ma già nel 1800 fu la giovanissima Mary Shelley ad interrogarsi, con il suo "Frankestein" sulle ricadute anche morali del progresso tecnologico, come ha sottolineato Matilde Tortora, storica, saggista e scrittrice. Prospettive affascinanti su cui interrogarsi e quesiti importanti da sottoporre anche all'attenzione dei giovani. La soluzione non è dietro l'angolo, il percorso è ancora tutto da compiere.