di Maria Ricca
TEATRO - Rileggere la vita di Eduardo,
rileggendo Eduardo stesso. Sceglie una formula che coinvolge ed appassiona
Fabio Pisano, per narrare la vita del drammaturgo in quattro pose teatrali di
grande efficacia, affidate rispettivamente a Luciano Giugliano, Gennaro
Silvestro, Luca Iervolino e Chiara Baffi, con il commento musicale della tromba
di Ciro Riccardi, per Ente Teatro Cronaca. E’ l’appuntamento di Pietrarsa con i
“Racconti per Ricominciare” , green festival di teatro al tramonto, edizione 2024, “Eduardo, per amore del gelo”, in
scena fino al 26 maggio, alle 18,45.
E ci si emoziona con gli attori
stessi a ripercorrere, attraverso la scrittura che coniuga le impressioni delle
parole e delle battute delle commedie eduardiane al filo del racconto, i momenti
salienti della parabola esistenziale del Maestro, conosciuta per sommi capi,
certo, dal grande pubblico, ma mai completamente approfondita.
La caparbietà di Eduardo, che dà
fondo alle proprie sostanze per il suo San Ferdinando, sulla scia dell’esempio
delle giovani energie registiche ed attoriali di Milano, che allora muovevano i
loro primi passi nell’arte drammaturgica, rivive nell’interpretazione di
Giugliano, e porta il suo genio all’attenzione dell’epoca.
Ma siamo nel Ventennio fascista,
è dura andare avanti, tra censure, sospetti ed escamotages per cavarsela, senza
rischiare. Una storia che si sceglie di raccontare, con l’ironia di Gennaro
Silvestro, come “In questi fantasmi”, attraverso
il dialogo immaginario con il Professore della casa di fronte e l’immancabile
caffè.
Non c’è altro che gli immortali scambi di
battute di “Natale in casa Cupiello”, con
Luca Iervolino, per ricordare i contrasti familiari tra Eduardo e Peppino, l’affettuosa
mediazione di Titina, ma anche e soprattutto, il rapporto viscerale con il
figlio Luca, che crebbe nella sua ombra, avvolto da forza e tenerezza, “costretto”
a seguire le orme paterne, ad interpretare e a riprodurre quel presepio, che
dovette piacergli per forza, alla fine.
In chiusura è la “Filumena” di Chiara Baffi, naturalmente, a ricordare le donne di Eduardo, dalla dolce Nina all’algida Dodò, dall’amata Thea, madre dei suoi figli, che visse con lui la gioia della famiglia ed il tormento per l’inaspettata e crudele fine della piccola Luisella , fino alla solida Isabella, che seppe stargli accanto per trent’anni, accompagnandolo e sostenendolo con amore fedele ed intelligente pazienza, accogliendo le intemperanze e le meraviglie del Genio. È la figura femminile, che resta al centro, ultimo punto di riferimento, come "Cuncetta" a cui tutto, in chiusura, fa capo.
Applausi, infine, per una pièce che si lascia gustare, in un saporita mescolanza di passione
e nostalgia.