di Maria Ricca
TEATRO - La follia può avere varie
manifestazioni. Può tingersi di pietà e nostalgia, nella descrizione di una
madre che perde la propria figlia minore per suicidio e che però continua a preparare
dolci, per dovere, “a protezione” dei propri “cuccioli” e dunque bisogna
mangiarli, anche se ormai sono insapori, inodori, al limite del disgustoso. Può
vestire i panni della curiosità ossessiva di una grafomane, che cerca di
capire, analizzando l’agenda dell’amato, quanto peso abbia avuto lei nella sua
vita. Oppure può concretizzarsi negli infelici ricordi di una bambina ormai
adulta, che arriva ad odiare l’amato pupazzo panda, perché le ricorda la madre
anch’ella impazzita, che l’ha abbandonata al suo destino. Forse è la stessa
donna che poi non accetterà il non poter
divenire madre, ostinandosi però a partecipare sarcastica ad un baby shower, party
per gestanti, rivelante il genere del nascituro, E, infine, la pazzia può diventare
bulimia sessuale e voglia di appropriarsi dell’altro rubandone gli oggetti,
solo per resistere ad impulsi potenzialmente assassini o più semplicemente può stemperarsi
nell’autocompiacimento per le proprie… deiezioni nasali, come farebbero i
bambini. Sono questi i temi di “Letti disfatti”, la pièce messa in scena per i “Racconti
per Ricominciare”, green festival di Vesuvioteatro, fino a domenica 26 maggio a Villa Bruno, in San Giorgio a
Cremano e tratta dalle brevi novelle di
Véronique Coté e Steve Gagnon. I quattro attori, Francesca Borriero, Carlo
Caracciolo, Roberto Ingenito e Sara Missaglia, in pigiama o camicia da notte, si
muovono in scena imprigionati al di là di una grata, che richiama l’idea di un
ospedale psichiatrico, in preda ai propri deliri, comunicando per flashes e
ricordi le proprie emozioni, fino ad ipnotizzare il pubblico che ne segue
attento le elucubrazioni. Il risultato finale è un concerto di solisti che non si
interfacciano mai, se non alla fine e
per pochi istanti soltanto. Gli applausi di chiusura, tantissimi, e i
complimenti agli interpreti, rompono i confini della finzione e riportano alla
realtà.