di Maria Ricca
E' così che Jury Monaco, artista eclettico, da trent'anni in scena, autore ed interprete dei suoi spettacoli, ha scritto “Una farsa chiamata unità”, andata in scena questo fine settimana, a Palazzo Fazio di Capua, ultimo appuntamento della rassegna “FaziOpen Theater”, diretta da Antonio Iavazzo, regista ed autore, con l'organizzazione generale di Gianni Arciprete.
In apertura il “canto eroico” del protagonista, simbolicamente immagine del Regno di Napoli, orgogliosa e battagliera, e naturalmente oggetto di invidie, perché meravigliosa, da parte di tutti e soprattutto di quei Piemontesi che la depredarono, portando al Nord la capitale, per un'unità solo di facciata.
Una vera e propria dichiarazione d'intenti, prolusione all'entrata in scena del servitore di re Francesco II delle Due Sicilie, “Franceschiello”, chiamato da quest'ultimo a scrivere un libro sull'intera vicenda, e filo conduttore della narrazione, guidata brillantemente dal solo ed instancabile poliedrico Jury Monaco, con l' alternarsi in scena dei personaggi più significativi della vicenda che portò all'annessione. Grande la sua abilità nel passare da un registro all'altro con facilità e nel ritrovare lo spirito più vero del teatro, che si costruisce con lavoro certosino, senza improvvisazioni, curando ogni particolare dell'interpretazione e della messinscena.
E quindi, nel continuo alternare ironia, disincanto e tragedia, cambiando ogni volta registro ed abito, sia fisico che mentale, Jury Monaco ha dato voce, meravigliando di continuo il pubblico, a personaggi positivi e negativi, tutti protagonisti della strada verso l' “Unità”: il triste Franceschiello, figlio di cotanto padre, Ferdinando, detto “re bomba”, mentre lui è solo “re lasagna”, fragile, ma onesto; i fieri e feroci briganti, il campano Cosimo Giordano e il lucano Carmine Crocco (“nu brigante nun ten diman/”quann 'o stommac' è vacante, sì costrett' a ffa 'o brigante); il camorrista Tore 'e Criscienzo, “utilizzato” da chi voleva affermarsi al potere in ruoli chiave per dominare la popolazione napoletana più povera; Garibaldi, “amato dalle donne”, ma con i capelli lunghi per nascondere le orecchie mozzategli in Sud America.
In sottofondo, “Palummella zompa e vola”, satira contro il Regno d'Italia e lamento per la perduta libertà del meridione all'indomani dell'ingiusta conquista.
Applausi, infine, e “standing ovation” per Monaco, ottimo attore e fine analista storico, che in chiusura ha incontrato il pubblico, dichiarando il proprio orgoglio di essere campano e raccontando di aver scritto, riscritto e corretto il testo messo in scena durante il periodo della pandemia, anche per adattarlo e renderlo godibile agli spettatori. Vivacissimo il dibattito del dopo-spettacolo, che ha rivelato un rinnovato e ritrovato fervore culturale, in un meraviglioso confronto-scontro di opinioni, su tutte quella di Marco Palasciano, filosofo ed artista multidisciplinare, opposta alla teoria proposta nello spettacolo, segno che la Cultura non è morta e che necessarie sono le arene di discussione e di arricchimento reciproco come quella offerta dal FaziOpen Theater. Indubbiamente, le opinioni in merito possono essere diverse, l'importante è rivendicarle “nel segno dell'ideale”, ha concluso Jury Monaco, quello che distingue l'uomo vero ed appassionato da chi non ha interesse che per il proprio orto.