di Maria Ricca
Nel buio pieno di suggestioni
del ventre accogliente del Teatro Elicantropo di Napoli si muovono immagini grottesche e simboliche, ad indicare l’eterna lotta fra la mediocrità e l’arrivismo
delle “mezze figure”e la forza del leader, che vince ogni tradimento e risorge
dalle proprie ceneri, tentando la riaffermazione di se stesso e dei propri
valori.
“Dell’Amore e dei Segreti”, liberamente
ispirato a “La Scuola dei Buffoni”, di Michel De Ghelderolde, va in scena
in questo fine settimana, nel Teatro di vico dei Gerolomini, in prima
nazionale, per la rassegna festival di “Teatro Politico - Sensibili al Potere
2015/2016”. Autore dell’appassionata e
coinvolgente drammaturgia è il regista ed interprete Antonio Iavazzo.
Una parabola di amore, morte e
voglia di riscatto, raccontata dall’intensa espressività degli attori,
perfetti nella sincronia dei movimenti e dei ritmi incalzanti, in scene d’insieme
ben congegnate ed efficacemente costruite. Aprono i tre buffoni (Giovanni Arciprete, Raffaele
Iavazzo, Federica Tornincasa), che danno fondo a tutte le proprie risorse, in
mille travestimenti ed atteggiamenti senza freno, per accattivarsi le simpatie
del Maestro Folial, un drammatico ed intenso
Carmine Losanno, custode del “segreto”, per eccellenza.
Bramano di conoscerlo per
impadronirsi del potere, in una notte intera di messinscena, rievocando, per
straziarlo nell’anima, la tristissima sorte della figlia Veneranda, sposa
infelice, mai sottomessa, e per questo destinata a soccombere. Li guida l’astuto
“ciambellano” Galgut, cui dà vita con sapienza scenica e vitalità sanguigna,
Danilo Del Prete, in un allestimento profondamente valorizzato anche dai
movimenti coreografici realizzati dalla danzatrice Marcella Martusciello.
Una pièce di potente
intensità, in un’atmosfera resa complice dai giochi di luce, dal ritmo
incalzante delle musiche, davvero egregiamente scelte e molto funzionali, con la ricchezza dei
costumi, allo snodarsi dell’azione, volutamente caratterizzata da istrioniche “acrobazie” degli attori e dal
gusto del paradosso.
Tutto rivela un’attenta cura dei particolari e la voglia di
comunicare, attraverso una drammaturgia nutrita di citazioni e di colte
contaminazioni, l’essenza vera della
vita, che è poi la rivelazione finale: andare avanti si deve, si può, oltre
ogni ostacolo, ogni limite, ogni tristezza, superando le proprie angosce.