LIBRI - “Una scrittrice leggiadra, molto attenta ai
particolari, alla scelta delle parole giuste per descrivere atmosfere intense e
complicate, che sa “afferrare” il
lettore e introdurlo nella mente dei personaggi, una grande rivelazione.” Così
la docente ed operatrice culturale Loredana Di Franco per presentare “La
settima stanza” di Miriam Candurro, ed. Sperling & Kupfer. L’attrice e scrittrice partenopea,
all’attivo diverse esperienze cinematografiche e televisive, fra i volti più
amati di “Un posto al sole”, ha aperto il ciclo di incontri letterari nella
Villa Bruno di San Giorgio A Cremano,
promossi da “La bottega delle parole” per il ciclo “Biblioteca
d’Autore”.
Alla professoressa Di Franco, con Martina Giardulli, promotrice di eventi
culturali, attiva nel campo della formazione e del teatro, il compito di introdurre l’autrice, dopo i
saluti istituzionali del sindaco Giorgio Zinno e dell’Assessore alla Cultura
Giuseppe Giordano.
Martina Giardulli, che ha curato ogni particolare della
presentazione, dalla regia dell’evento alla realizzazione di piccoli segnalibri
e di foglietti-messaggi, per offrire al pubblico la possibilità di intervenire
anche attraverso la scrittura di un proprio pensiero su quanto proposto dal
libro, ha individuato alcuni fra i punti più salienti dell’opera, letti poi
intensamente.
Miriam Candurro ha parlato con emozione del suo percorso di interprete e scrittrice: “La scrittura
mi ha sempre accompagnato da quando ero piccola. Amo scrivere a mano, perché
quando si scrive a mano, si pensa davvero.” La storia proposta, la sintonia di
anime fra Giovanni ed Anna, era da tempo nella mente dell’autrice, che quando
scrive, penetra completamente nella mente dei personaggi, esattamente come fa
quando ha un ruolo da interpretare. Personaggi bloccati in una dimensione che
non possono abbandonare, l’obbligo di dimora, ben rappresentato in quel tempo
della pandemia che ha costretto tutti a restare in compagnia di se stessi,
“l’unico confronto che ci accompagnerà per la vita intera, il più difficile”.
Violenza e amore in questa vicenda, che lascia il fiato
sospeso fino alla fine e della quale si riesce a non dire troppo in sede di
presentazione, stuzzicando però l’immaginario del pubblico, attraverso alcune frasi rivelatrici del testo, che
penetrano talmente nell’anima del lettore da farlo sentire in perfetta sintonia
con i personaggi, come se la storia raccontata fosse la propria. “La settima
stanza”, scritto da Miriam Candurro con
slancio e senza interruzioni, quasi come una “missione” nei giorni difficili
del lock down diventa così il luogo del cuore, “quell’angolino dove abbiamo
lasciato i desideri della nostra vita”: “Vorrei essere una montagna di neve mai
scalata”, dice la protagonista del romanzo, tra rabbia e rimpianto ed è struggente.